Amore e Relazioni  -  
Data di pubblicazione: 9 Marzo 2023
“Di notte, più del canto dei grilli, mi impressiona il silenzio di milioni di formiche che ascoltano”
(Tudor Vasiliu)
E da qui, la mia domanda nasce spontanea: “mi sento più un grillo o una formica?” Dopo qualche minuto di self-coaching e una successiva presa di coscienza, ho il sospetto che nel gruppo dei grilli ci finiranno in pochi.
Il nostro cervello è un sofisticatissimo generatore di pensieri e di parole! Perché negare la nostra natura?
Una recente ricerca, della Queen’s University in Canada, pubblicata sul “Nature Communications”, conferma che nella mente di una persona passano circa 6.200 pensieri al giorno, che se distribuiti su quattordici ore di veglia medie, significa che il nostro cervello genera 7,3 pensieri al minuto, alcuni consapevoli altri automatici.
Si aggiunge alla ricerca un secondo dato* interessante secondo il quale le donne pronuncerebbero 20.000 parole al giorno, mentre gli uomini circa 7.000 che, tradotte in parole al minuto, diventano 23,8 per le donne e 8,3 per gli uomini.
Alla luce di questi numeri, dentro i quali a tratti ci si rispecchia e perde, la mia riflessione attraversa il dato statistico, visibilmente petulante e rumoroso, per approdare al dato nascosto, quello sociale e relazionale, dentro il quale si cela l’inarrestabile bisogno di parlare.
Condividiamo un bisogno esondante di parole, parole che riempiono i vuoti, che non lasciano spazi, che colmano i silenzi, che rimandano pause e che dimostrano abilità multitasking, scegliendo inconsapevolmente il burnout al vuoto apparente.
Ma se il vuoto è silenzio, il silenzio è vuoto?
Solo attraversandolo, ci si spinge a varcare quel sottile confine, tra genialità e follia, che ci conduce nel mondo del silenzio, dove l’energia di chi ascolta, si connette all’energia dell’Altro.
Così il silenzio si riempie di significato, diventando percettibile, come scritto fra le pagine del libro” Speaking and Language” in cui vengono riconosciuti almeno 9 tipi diversi di silenzio, fra i quali: “…l’ammutolito silenzio dovuto al sonno o all’apatia, il silenzio rumoroso del risentimento e dell’auto-accusa o quello fecondo della consapevolezza…” e poi il silenzio del timore e della paura, quello dell’indifferenza, o quello mozzafiato di fronte alla bellezza.
Ma come tornare all’equilibrio fra parole e silenzio nella vita di tutti i giorni?
Iniziamo con tre piccoli passi
1) Ascoltando:
Rimanendo in ascolto del silenzio quando si presenta, senza volerlo né riempire né giustificare, restando nel silenzio con fiducia e rispetto, accogliendone la natura più profonda, che sia essa di forza o fragilità.
2) Allenando il silenzio consapevole
Partendo da qualche minuto e arrivando anche a un’intera giornata, scegliere di praticare quanto più possibile il silenzio, allenando la sintesi, selezionando le parole dette e custodendo pensieri altrui, liberando così spazio, eliminando solo il superfluo.
3) Praticando consapevolezza
Essere consapevoli dei diversi tipi di silenzio ci aiuta a rispettarli, utilizzarli ma anche a sceglierli, perché quando scegliamo consapevolmente il silenzio, sappiamo che possiamo trasformare il pensiero altrui danneggiando una comunicazione anziché aiutarla.
In chiusura, non per importanza, ricorda:
“Si è padroni di ciò che si tace e si è schiavi di ciò che si dice.”
(Sigmund Freud)
Se vuoi capire meglio come il Coaching può aiutarti ad acquisire consapevolezza su parole e silenzi, contattami per una sessione conoscitiva gratuita.
A presto!
*Tratto dal libro “The female Brain” Dr. Louann Brizendine
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