Genitori e Figli  -  
Data di pubblicazione: 25 Novembre 2022
19 anni … un’età complessa ma anche leggera; non sono adulti e non sono neanche ragazzi. Una gestione difficile per un genitore….
Mio figlio, in un solo giorno, ha deciso di cambiare completamente la sua vita, rispetto a come l’aveva impostata negli ultimi quattro anni.
Appena diplomato in un liceo artistico con indirizzo grafico, ha esordito dicendo che la grafica non lo emozionava più.
Calciatore professionista da quattro anni, ha deciso di non giocare più a calcio.
Tutto questo è accaduto in un giorno qualunque, al ritorno da qualche settimana di ritiro calcistico, mentre pranzavamo insieme. Non ha chiesto un consiglio, aveva già deciso; ci ha solo portato a conoscenza della sua decisione.
Se ci rifletto adesso, cioè a distanza di qualche settimana, mi rendo conto che lui aveva già elaborato il cambiamento; a noi genitori, invece, è stato necessario un po’ di tempo.
Appunto, parlo di quella parola “cambiamento”, che ci spaventa sempre nella vita, che non possiamo controllare, ma anzi, che dobbiamo affrontare con sda e positività. Non mi nascondo, come si dice “dietro ad un dito”: inizialmente ho dovuto riflettere molto sul suo comportamento e l’ho fatto da mamma, quindi mi sono chiesta, se avesse subito qualche forma di violenza, se avesse incontrato amicizie tossiche, se avesse un problema di salute e tanta altra “spazzatura” sul genere. Ho anche pensato che mi sarebbe piaciuto moltissimo che mio figlio diventasse un Graphic Designer e perché no, un calciatore professionista.
Poi è subentrato il coaching.
Ed ho riflettuto sul fatto che i miei pensieri egoistici, erano le mie aspirazioni, ma non più le sue. Probabilmente un tempo erano anche le sue; quando cocciutamente, aveva deciso di girare l’Italia tra calcio e scuola, cambiando sistematicamente ogni anno luogo di vita; ma
adesso non era più così.
Ho analizzato la situazione, come si dice nel coaching cambiando prospettiva; cioè ho guardato il mio comportamento dall’alto, oggettivamente. Ho messo in discussione il mio ruolo di genitore ed il comportamento che un genitore deve adottare in queste situazioni.
Ed ho compreso che, il suo cambiamento, doveva essere il nostro cambiamento; e l’ho accolto, con fiducia.
Nei giorni successivi all’accaduto, l’ho ascoltato, ho osservato il suo linguaggio non verbale, empaticamente sono entrata nel suo mondo, e, più volte gli ho chiesto: Sei felice? Che cosa provi?
Le sue risposte sono state: mai stato meglio; sono felice, mi diverto tantissimo.
Ieri mattina, appena alzato, mi ha spiegato, nel dettaglio, le scenografie emozionanti che aveva vissuto in discoteca la notte scorsa. “Sai mamma, il dee-jay ha diviso i ragazzi in due gruppi, ed a suon di musica, i gruppi accendevano e spengevano, alternativamente, le luci del telefono, è stato fortissimo! Al di là del contenuto del racconto, le cui prestazioni del dee-jay mi lasciavano piuttosto indifferente, da mamma, ero felice di vedere mio figlio sorridente ed emozionato.
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